A volte pensiamo di non meritare l’attenzione degli altri perché non siamo soddisfatti del nostro aspetto fisico.
Puntiamo ad essere più attraenti e desiderabili, ci facciamo assalire dalla preoccupazione della dieta e dal voler dimagrire a tutti i costi e tutto ciò può far nascere un’ossessione.
Il controllo del peso diventa un pensiero “ingrassante” (come confermano le Linee Guida per una Sana Alimentazione del 2018), ma allo stesso tempo cresce anche la voglia di sgarrare, non potendo così raggiungere l’obiettivo del peso forma o del modello ideale di riferimento.
Non bisogna pensare alla dieta in modo ferreo, perché questa non rappresenta la soluzione per combattere il sovrappeso. Lo stress e gli impegni ci portano a mangiare in modo disordinato, sfogando le emozioni negative nel piacere del cibo ed esso spesso diventa oggetto tanto temuto e tanto desiderato.
Le trasgressioni possono arrecare una sensazione di sconforto e delusione verso noi stessi. Decidiamo di ritentare mediante protocolli più duri, ma questi rendono le stesse trasgressioni ancora più difficili da controllare.
Il sovrappeso si può cancellare o mitigare, ma dobbiamo guardare dentro noi stessi e scoprire la nostra unicità: dobbiamo eliminare i pensieri sbagliati e concentrare l’attenzione sulla nostra persona, i nostri interessi e le nostre passioni.
Spostando la mente verso nuove energie e attività coinvolgenti, quell’impulso che ci spinge a ricercare l’appagamento attraverso l’alimentazione si allontanerà da noi, facendoci sentire più sereni e sarà così più facile ottenere una perdita di peso.
L’equilibrio interiore ci farà sentire in pace con il nostro aspetto fisico, riuscendo a perdere i chili di troppo, aumentando la fiducia in noi stessi, guardandoci dentro, affinchè l’insoddisfazione per il nostro corpo ci porti all’obiettivo con maggior consapevolezza.
“Finché la società non abbandonerà l’ossessione per il dieting, lo sforzo del singolo sarà difficoltoso perché l’ambiente intorno continuerà ad approvare e incoraggiare il suo comportamento” Branch & Eurmann, 1980.