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La storia di Anna. Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare

Oggi voglio raccontarvi la storia di Anna,una ragazza di 30 anni che, seppur ancora giovane, ha alle spalle un lungo percorso.

Anna è sempre stata una bambina “cicciottella e pacioccona”, come la definivano i suoi familiari, finché a 13 anni, durante la separazione conflittuale dei suoi genitori, ha deciso di smettere di mangiare.

Anna è arrivata nell’arco di 2 anni a pesare appena 34 kg e la sua mamma si è decisa a cercare un aiuto specialistico.

Un percorso di terapia di un anno ha aiutato Anna a stare meglio ed a riacquistare parte del peso perso arrivando finalmente al suo normopeso.
A 17 anni ecco arrivare un traguardo importante: Anna ha finalmente avuto per la prima volta il ciclo!

Poco dopo però, arriva un duro colpo: viene a mancare sua madre.
Anna si è ritrovata all’improvviso a vivere con il papà, che non aveva più visto dalla separazione.

Anna ha cominciato allora ad abbuffarsi, ma non voleva prendere peso e quindi si sforzava di vomitare subito sopo le abbuffate.
Il vomito però, le faceva schifo e lo trovava davvero difficile da mettere in pratica, così ha preferito dedicarsi in maniera compulsiva all’attività sportiva, arrivando ad allenarsi fino a tre ore ogni giorno.

A 25 anni Anna è rimasta incinta e quest’evento l’ha portata ad eliminare le condotte compensatorie, che avrebbero potuto essere dannose per il suo bambino. Dopo la nascita del piccolo, Anna non ha più ripreso ad allenarsi, ma ha continuato ad abbuffarsi nei momenti di tensione maggiore, arrivando così a pesare 75 kg.

Come mai vi ho raccontato questa storia?

Perché oggi si celebra la Giornata Nazionale del fiocchetto lilla, ossia la giornata contro i disturbi del comportamento alimentare (DCA).

Qual è lo scopo di questa giornata? Sensibilizzare l’opinione pubblica su questo delicato tema, scoraggiare il distacco da parte di chi non è direttamente coinvolto da questo problema, creare una rete di solidarietà fra chi ne soffre e le loro famiglie e, soprattutto, combattere le informazioni distorte e/o i pregiudizi sui DCA.

Quindi, cosa sono i DCA?

Esistono tre categorie principali: l’anoressia, la bulimia ed il disturbo da binge-eating.

In cosa si differenziano?

L’anoressia è caratterizzata da restrizioni e perdita di peso, paura di ingrassare e percezioni distorte.

La bulimia è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffata, condotte compensatorie ed eccessiva influenza della forma fisica sull’autostima, mentre il disturbo da binge-eating da ricorrenti abbuffate, accompagnate da disagio ma con assenza di condotte compensatorie.

Per un approfondimento, ti suggeriamo la nostra pagina dedicata ai disturbi del comportamento alimentare.

Cosa ci insegna la storia di Anna

Come abbiamo visto nella storia di Anna, questi disturbi, che sembrano così diversi gli uni dagli altri, fanno in realtà tutti parte di uno stesso spettro ed i confini fra l’una e l’altra diagnosi sono spesso difficili da definire.

Anoressia, bulimia e binge eating sono le tre facce di una stessa medaglia, i sintomi manifesti all’interno della storia di una PERSONA in cui il cibo ha assunto significati importanti, che vanno ben oltre il mero aspetto calorico.

Si sceglie di digiunare o di abbuffarsi per dare sfogo ad un disagio, ad una tensione interna che non sappiamo come gestire e che in qualche modo trova nel controllo (o nella perdita di controllo) sul cibo la sua espressione.

Ma su una cosa in particolare vorrei porre l’accento oggi: quello che abbiamo visto nel racconto di Anna non è “una diagnosi”, è la storia di una persona, una persona NORMALE, non sbagliata né malata, che nella sua vita ha affrontato momenti difficili ed ha provato a gestirli come meglio poteva. 

Cosa si nasconde dietro?

Anna, attraverso la sua perdita di peso all’età di 13 anni, cercava inconsapevolmente di far sì che i suoi genitori, troppo impegnati nelle loro litigate, ritornassero ad occuparsi di lei e dei suoi bisogni.
Nella sua incapacità di alimentarsi in maniera autonoma, richiedeva loro di tornare ad essere accudenti nei suoi confronti, ma allo stesso tempo rifiutava queste cure.

Successivamente, le abbuffate a casa del papà erano l’unica cosa che le consentiva di calmare la tensione che provava in compagnia di quest’uomo, che l’aveva totalmente abbandonata in seguito alla separazione, non interessandosi più di lei.

Così come le abbuffate nel suo presente (senza più compensazioni) sono rimaste un modo di gestire i conflitti con il suo compagno attuale, verso il quale sente di non poter far valere la sua opinione.

Autostima, valore si sé, capacità di relazionarsi

È chiaro che, affinché Anna possa raggiungere un sano rapporto col cibo, è necessario prima lavorare su altri aspetti: la sua autostima, il suo senso di valore del sé, la sua assertività e la capacità di relazionarsi con gli altri in modo più chiaro e diretto, senza aver bisogno di mettere a tacere i suoi sentimenti tappandosi la bocca col cibo che ingurgita!

Una cosa è importante ricordare: i sintomi dei disturbi alimentari non sono solo una cosa fisica, ma sono quasi sempre espressione di un disagio profondo che la persona sta vivendo ed una richiesta d’aiuto. Spesso le persone affetta da DCA sono incapaci di esprimere questo dolore a parole, oppure sentono di non avere il permesso di farlo, e allora il corpo consente loro di dar voce a questa sofferenza. 

Nella storia di Anna gli episodi che l’hanno portata a star male sono relativamente chiari, in altre storie sono più nascosti e potremmo parlare di “micro-traumi relazionali”, dei quali nemmeno il diretto interessato, a volte, si rende conto fino in fondo.

Ma se stai leggendo questo articolo vorrei che un’unica cosa rimanesse dentro di te: se stai sperimentando delle difficoltà nel tuo rapporto col cibo NON SEI PAZZO, NON SEI MALATO,  IL TUO COMPORTAMENTO HA UN SENSO e bisogna solamente provare a ricostruirlo allargando il campo di osservazione, magari con l’aiuto di uno specialista qualificato.

Il racconto si ispira ad una storia vera, ma nomi e dettagli sono stati modificati per non rendere riconoscibili le persone.

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